Nel catalogo della Diocesi di Bergamo, alla voce "figura femminile", è possibile trovare sei decorazioni e tre statue che potrebbero essere ricondotte alle Sibille.
Le prime sei, appartenenti alla composizione decorativa del Santuario dell‘Annunziata di Verdello, realizzata tra il 1587 e il 1650, sono giovani donne che si appoggiano lungo la curvatura dell‘arco. Indossano abiti leggeri legati in vita e due di queste hanno il capo coperto da un velo, mentre le restanti presentano capelli acconciati e scoperti. Tra le mani tengono dei libri e srotolano dei cartigli contenenti i messaggi. Se gli abiti e i libri riconducono alle Sibille le scritte nei cartigli non narrano i fatti della vita di Cristo ma sono legati alla figura di Maria. Infatti in essi si riporta: "Refugium peccatorum", "Turris Davidica", "Ianua coeli", "Santa Dei genetrix" e "Attlictorum / consolatisx / infirmorum / salus / Ianua / S(...)Vanica".
Due sono le sculture della parrocchia di Santa Maria Assunta a Gandino. Sono giovani donne realizzate nel 1657 dagli scultori Giovanni e Carlo Carra, che, vestite con leggeri abiti e dei veli sul capo, sorreggono con le mani delle tavolozze sulle quali è riportato: "Et erit iustitia Ci.gulum iu.borum eius" e "Et fides ci.ctorium renum Isaia XI".
Realizzata tra il 1600 e il 1649 in legno intagliato e dipinto in oro è infine la giovane posta sull‘ancona della pala d‘altare della chiesa di Adrara San Martino. Anche in questo caso la donna veste abiti lunghi, presenta il capo coperto da un velo e tra le mani srotola un cartiglio contenente la scritta "Tota pulchra est".
Anche se tutte queste figure richiamano alle Sibille per le vesti, i veli, le espressioni malinconiche, il libro o il cartiglio, non è possibile stabilire con certezza tale identità perché la scritta che riportano non è presente nelle altre sinora osservate.