Sibylla Libica quae phoemon[oe] Apollynis filia nonnullis
La sibilla Libica occupa il secondo posto nell‘elenco compilato da Varrone: "Secundam Libyssam, cuius meminerit Euripides in Lamiae prologo". L‘antiquario fornisce la fonte in cui è possibile trovare informazioni sulla veggente: il prologo della commedia satirica di Euripide, il Busiride. Nel testo, Lamia, personaggio della narrativa popolare originaria della Libia o, demone che rubava i neonati alle madri per gli Ateniesi, si professa "madre di Sibylla, concepita con Zeus". La commedia risulta essere l‘unica fonte in cui sono recuperabili notizie della Sibilla Libica, pertanto Varrone crede sia, come la Sibilla Cimmeria, frutto della fantasia dell‘autore.
ICONOGRAFIA
La tradizione iconografica assegna alla Sibilla Libica il cero, simbolo che richiama alla creazione dell‘Universo. Filippo Barbieri la presenta vestita con "una casta sopraveste e il capo cinto da un serto fiorito", mentre nel taccuino conservato alla Biblioteca Comunale di Siena viene descritta: "vestita di sopra di verde sotto in rosso e in capo una ghirlanda di fiori".
SIBILLA LIBICA NELLA DIOCESI DI BERGAMO
Nella Diocesi di Bergamo sono presenti quattro ritratti della Sibilla Libica: a Nembro, Almenno San Salvatore, Lallio e Sovere. Se la donna di Almenno San Salvatore indossa un ampio abito dell‘epoca con il rispettivo copricapo, le profetesse di Nembro, Lallio e Sovere indossano leggeri abiti e dei mantelli. La donna di Lallio presenta il capo coperto da un velo trasparente, mentre le veggenti di Nembro e di Sovere hanno i capelli sciolti.
Il messaggio trasmesso dalle profetesse comunica il Giorno della Creazione: "Ecce veniet dies et illuminabit dominus condempsa tenebrarum et solventur nexus synagoge et desinent labia hominum et videntum regem vivencium et tenebit illum in gremio virgo domina gencium et regnabit in misericordia et uteruus matris eius erit statera cunctorum".