La Sibilla più antica, stando alle indicazioni di Varrone ("Primam fuisse de Persis, cuius mentionem fecerit Nicanor, qui res gestas Alexandris Macedonis scripsit") è la Sibilla Persica. Di lei parla lo stesso autore che narrō le gesta di Alessandro Magno, Nicarone. La Sibilla Persica viene fatta coincidere con la Sibilla Caldea o Ebrea dagli autori successivi all‘apologeta cristiano Lattanzio. Costoro la chiamano Sambetta e la ritengono nuora di Noè. Anche l‘autore latino Pausania presenta una Sibilla con il nome di Sabba, forse diminutivo di Sambetta. Dallo scrittore e funzionario bizantino dell‘età di Giustiniano, Giovanni Lido, è possibile conoscere i messaggi pronunciati dalla veggente: la venuta di Cristo, la distruzione per eventi naturali della città di Cipro e quella della città di Antiochia a seguito di fatti bellici.
ICONOGRAFIA Gli iconografi assegnano alla Sibilla Persica l‘attributo del serpente.
SIBILLA PERSICA NELLA DIOCESI DI BERGAMO L‘attributo del serpente non è presente in nessuno dei ritratti della Sibilla osservabili nella Diocesi di Bergamo: a Nembro, Lallio, Spinone al Lago, Sovere e nel contesto privato dell‘Oratorio Suardi di Trescore Balneario. Tutte le veggenti non mostrano particolari caratteristiche, infatti vestono ampi abiti stretti in vita, dei mantelli sulle spalle e dei veli sul capo.
Due sono i messaggi trasmessi dalle veggenti. A Nembro e a Trescore, o nella forma intera o più breve, annunciano: "Ecce bestia conculcaberis et gignetur dominus in orbe terrarum, et gremium virginis erit salus gentium et pedes eius in valitudine hominum", mentre a Lallio riferisce il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci: "panibus solum quinque et piscibus duobus hominum milia in foeno quinque satiabit reliquias tollens XII cophinos implebit in spem multorum".